giovedì 4 dicembre 2008

E - M - O - Z - I - O - N - A - R - E

Ho la fortuna di aver sviluppato e aver visto sviluppare molti progetti di e-elearning, e quasi sempre ho visto commettere gli stessi errori di sempre: quanti di quei corsi riuscivano a coinvolgere realmente gli allievi?

Adesso stiamo vivendo i tempi del rapid e-learning, e mi sembra che si stiano commettendo gli stessi errori dell'e-learning di sempre, solo pu' rapidamente.

Si spendono un sacco di soldi in strumenti, tecnologie ma si dimentica dell'importanza di una progettazione avvincente. Come si puo' catturare l'attenzione di un allievo e fargli seguire con attenzione un corso?

Molti ricercatori, insegnanti, formatori cominciano ad avere dubbi sull'efficacia dei progetti e-learning degli ultimi dieci anni. Allora, cosa manca all'e-learning per fare breccia?

Guardando l'e-learning di questi ultimi anni, almeno quello di mia conoscenza, secondo me mancano incisivita' ed emozione.

Abbiamo pochi secondi per catturare l'attenzione dei nostri utenti, e molto spesso uin quei pochi secondi li abbiamo gia' annoiati.

Penso alla capacita' dei bravi sceneggiatori delle serie televisive: nei primi minuti dell'episodio devono essere in grado di attrarre l'audience, altrimenti scatta feroce la legge del telecomando.

Devo ammettere una mia debolezza: ho visto quasi tutte le puntate delle prime serie di E.R. Ogni tanto (diciamo 10-15 minuti) doveva scattare qualcosa di adrenalinico. E un po' la stessa cosa deve succedere con i nostri corsi.

Ovvio, non abbiamo il budget per assumere George Clooney o un grande sceneggiatore. Ma che si abbia a disposizione 3, 30 30 0 300000 € il nostro obiettivo e' emozionare i nostri allievi.

E - M - O - Z - I - O - N - A - R - E

E dobbiamo farlo dal primo clic, dalla prima immagine, dalla prima frase. Pensate un po' un allievo: “Mamma che noia, E questo nella prima pagina/slide. Perche' dovrei continuare per le prossime 50?”

Attenzione, non sto dimenticando le altre qualita' dell'e-learning. Penso ovviamente ci siano altri importanti aspetti da tenere in considerazione. Ma ritengo fondamentale anche un inizio che coinvolga, e soprattutto un progetto che incida e sappia emozionare i nostri allievi.

Per fare questo pero' occorre che il progettista si senta coinvolto dall'argomento che sta trattando. O almeno con parte dell'argomento.

So che e' difficile, ma so anche che il nostro e' un gran bel mestiere che coinvolge fantasia, conoscenza, intelletto e capacita'. E allora perche' dovremmo dare frutti insipidi?

Viviamo in tempi che ci concedono grande liberta' nella creazione di contenuti. Possiamo facilmente creare video, audio, foto, documenti e altrettanto facilmente li possiamo condividere.

Sfruttiamo queste strumenti e sfruttiamo le nostre grandissime capacita': creiamo grande e-learning

martedì 18 novembre 2008

Siamo in sintonia con i nuovi allievi?

Come gia' detto altrove, utilizzare l'e-learning 2.0 non e' piu' questione di “se” ma di “quando” ed uno dei motivi di questa affermazione e' che i “digital native” stanno diventando forza lavoro.

Voglio sviluppare meglio questo concetto per parlare dei “discenti di oggi” e come giovani studenti e lavoratori influenzino le caratteristiche di un'organizzazione.

Io faccio parte della generazione che gli americani chiamano “baby-boomers”, cioe' la generazione dei nati tra il 1946 ed il 1964. Si chiama cosi' perche' ci fu in quel periodo un grosso sviluppo economico. Gli studi dicono che le persone di questa generazione sono ossessionate dal lavoro, vivono per lavorare. Le madri erano casalinghe ed adesso hanno le leve del potere.

Gli studi sociologici come inquadrano invece i lavoratori piu' giovani?

Definiamo le generazioni X e Y.

Quando i media parlano di Generazione X intendono parlare delle persone nate del periodo 1965-1979.
Questa generazione ha conosciuto in maniera massiccia la famiglia con genitori divorziati. Le famiglie con madri lavoratrici sono la norma. Sono di intelletto elastico, indipendenti e con spirito di adattamento. Sul lavoro, prendono i loro compiti seriamente ed hanno un approccio pragmatico. Lavorano per vivere, non vivono per lavorare, come magari la generazione precedente alla loro.

La Generazione Y comprende i nati tra il 1980 ed il 1995. Uno studio della Adecco afferma che gli appartenenti a questa generazione:

1.imparano velocemente
2.amano la tecnologia
3.hanno un'alta stima di sé
4.sono favorevoli allo studio
5.sono orientati al risultato
6.sono socialmente consapevoli

Però questo spesso significa che hanno uno scarso attaccamento al lavoro, hanno bisogno di essere seguiti e controllati, vogliono avere "tutto e subito"

Che difetti hanno:
1.nell'espressione scritta
2.nella capacità di comunicazione
3.nel lavoro di gruppo
4.nelle abilità interpersonali
5.nel rispetto degli orari di lavoro e nei comportamenti appropriati in ufficio
6.nelle capacità di gestire gli affari

Time magazine in un articolo afferma che la generazione Y ha generato un cambiamento culturale nelle aziende e nel management ed effettivamente le persone di questa generazione stanno diventando agenti di cambiamento, forzando le organizzazioni a ripensare ed implementare i metodi di reclutamento, formazione e management.


Utilizzo delle tecnologie e del web 2.0

Sia per gli appartenenti alla generazione X che Y , la tecnologia ed in particolare Internet, ha un influenza fondamentale nella vita di tutti i giorni.
Esiste una teoria, elaborata da Marc Prensky, che io trovo geniale. Prensky contrappone i digital native con i digital immigrants. I digital Immigrants sono i membri delle generazioni precedenti alla generazione Y che hanno imparato ad utilizzare la tecnologia: “come tutti gli immigranti, alcuni meglio di altri, si sono adattati al nuovo ambiente, ma comunque in qualche misura conservano il loro accento che e' come tenere un piede nel passato”.

Prensky crede che, sebbene molte di queste persone utilizzino Pc, Internet, Ipod, comunque li utilizzino in maniera diversa rispetto alle generazioni piu' giovani

I digital natives sono cresciuti con la tecnologia . Sono, per continuare il paragone di cui sopra, di “madrelingua” del linguaggio digitale. Ed a causa di cio' “pensano e processano l'informazione fondamentalmente in maniera diversa dai predecessori”

A questo punto mi preme fare una considerazione: qui stiamo generalizzando e come in tutte le generalizzazioni si va giu' un po' pesanti. E' per me ovvio che non esiste una linea precisa che divide il comportamento di una generazione dall'altra. Cosi' come puo' benissimo essere che il componente di una generazione si trovi in realta' descritto meglio nell'ambito di un'altra generazione. Resta pero' importante fare alcune caratterizzazioni, che distinguono alcune categorie di discenti dalle altre, perche' e' necessario prendere in considerazione questi elementi se vogliamo promuovere un e-learning efficace.

Diciamo comunque che i digital native condividono una cultura globale comune, che prevede l'interazione tra la tecnologia, l'informazione, le altre persone e le istituzioni. Che e' in realta' qualcosa di piu' che l'essere connessi predicato dalla generazione precedente.

Esiste quindi uno spettro di comportamenti che attraversa le generazioni: da quelli che hanno una conoscenza approssimativa della tecnologia a quelli che ce l'hanno nel sangue. E questo emerge ancora piu' chiaramente in quello che chiamiamo web 2.0 e che coinvolge l'utilizzo di strumenti quali wiki, blog, social networking e social bookmarking.

Data questa situazione e' ovvio che ci sono differenti utilizzi in termini di:
  • livello di coinvolgimento con i social media
  • frequenza di coinvolgimento
  • quantita' di strumenti utilizzati

Possiamo quindi dividere gli utenti in tre livelli:
1.Consumatori passivi — utenti che leggono, ascoltano o vedono i contributi
2.Consumatori attivi — utenti che contribuiscono ai contenuti
2.Produttori proattivi — utenti che creano e condividono i l proprio materiali come foto, video, file, documenti e allo stesso tempo aggiornano il proprio blog o altri strumenti quali wiki, ...

Il giovane lavoeratore o studente e' connesso, come si dice, 24/7 e spende piu' tempo online che davanti alla tv. Comunica con gli altri grazie agli SMS, ai MMS, alle email e utilizza chat e forum.

Prendendo dati da una ricerca Forrester del 2008 possiamo quindi delineare

Quale e' il tipo di e-learning che l'utente preferisce utilizzare?
  • In primo luogo il discente di oggi preferisce informazioni ipertestuali che provengono da sorgenti differenti;
  • normalmente lavora con processi paralleli e simultaneamente su differenti contenuti, interagendo con altri.
  • Sono primariamente visuali, quindi preferiscono lavorare su foto, suoni e video piuttosto che su testo
  • Sono discenti esperienziali, cioe' preferiscono imparare scoprendo piuttosto che in linea teorica e vogliono arrivare a definire le conclusioni in maniera autonoma. Ecco il perche' del successo delle simulazioni o dei giochi di ruolo.
  • Hanno una soglia di attenzione breve, e per questo preferiscono piccoli brani di contenuti, anche su PC o IPOD
  • Sono estremamente sociali ed amano condividere le esperienze con gli altri. Amano lavorare in team. Interazione e' la chiave del loro apprendimento e voglio essere parte di una comunita', collaborando, condividendo e scambiando informazioni
  • Amano coprire ruoli diversi all'interno del percorso formativo: discenti, istruttori, facilitatori o sostegno di altri e cambiano ruolo tra di loro
  • Preferiscono imparare “just in time”, che significa avere accesso alle informazioni quando e' possibile applicarle immediatamente
  • Necessitano di feedback immediati e vogliono essere gratificati
  • Sono discenti indipendenti, e sono in grado di imparare da soli assistiti da una guida.
  • Preferiscono costruire il proprio apprendimento da soli, assemblando informazioni e strumenti da diverse provenienze

Le nuove generazioni sono molto piu' esigenti e richiedono l'utilizzo dei nuovi approcci e strumenti in aula o sul posto di lavoro.

La pratica

Come si traduce tutto questo in pratica?

Qui sotto inserisco un piccolo elenco di metodi da utilizzare con i nuovi discenti. Non e' esaustivo, vuole solo essere un punto di partenza per la discussione che secondo me dovremo avere. Ad esempio, come collegare le aspettative degli allievi della generazione Y con le aspettative degli allievi piu' anziani?

Mordi e fuggi
L'esperienza mi dice che i discenti delle nuove generazioni non vogliono esser annoiati da discorsi o letture lunghissime. In aula, l'estate scorsa abbiamo avuto un docente che praticamente leggeva libri durante le lezioni: abbiamo dovuto cambiarlo perche' gli allievi stavano (giustamente ) insorgendo.

WWW
Le persone si aspettano di essere connessi, e comunque di trovare materiale, supporto e altro online. Amano trovare l'apprendimento “just in time” e, come si dice al giorno d'oggi “whenever, wherever”

Auto-organizzati
Amano autorganizzare i gruppi di studio attraverso gli strumenti del web 2.0

Aggiungere
Occorre ricordare che gli utenti amano autocreare la propria formazione, quindi bisogna dare la possibilita' di aggiungere strumenti formativi o di inserire il contenuto che l'utente ritiene utile. Quindi ci si aspetta l'utilizzo di forum,. wiki, blog o chat

Gli allievi si aspettano un approccio collaborativo e sociale che attraversi tutta la loro vita, sia che si stia parlando di lavoro, apprendimento o tempo libero. Perche' e' questa la realta' che stanno vivendo.


giovedì 6 novembre 2008

Il triangolo no, non l'avevo considerato

La valutazione delle competenze e' diventata una di quelle cose di cui si discute in ogni dove: prendendo un caffe con degli amici, alla conferenza piu' “cool”, allo SMAU...

Ovviamente, come sempre accade, ci sono punti di vista differenti sull'importanza delle performance e la metodologia di valutazione. Cosi' la discussione finisce cercando di definire cosa e' la performance e come si riconosce. Molto spesso viene considerata come una merce.

Penso, ma forse e' dovuto alla mia deformazione professionale, che la performance si migliori attraverso il coaching, la formazione, l'apprendimento.

Lo sviluppo impetuoso dell'e-learning e' cosi' diventato una delle ultime mode per cercare di erogare apprendimento (non formazione) velocemente. Velocita' e costo sono diventati cosi' piu' importanti della qualita' e della progettazione formativa.

La velocita' e' diventata ormai una costante del nostro mondo: pensate a che aspettative ci sono sull'erogazione di servizi o prodotti! Devono essere sempre disponibili sul momento.

Per quanto riguarda il costo, possiamo dire che il triangolo peccaminoso esistente tra velocita', costo, qualita' e' sempre in vigore:

se vuoi rapidita' e prezzo basso, devi rinunciare alla qualita';

se vuoi rapidita' e qualita' allora costera' un sacco;

se vuoi qualita' a basso costo, non aspettarti che si faccia in fretta.

Gli strumenti di Sviluppo stanno provando a rompere il collegamento tra Qualita'-Prezzo-Velocita', provando a fornire un prodotto veloce, a basso costo e di qualita'.

Vogliamo ridurre il Time-To-Market e vogliamo mantenere efficenza ed alta qualita' dei corsi che offriamo, e naturalmente tutto questo senza budget.

E' solo uno sfogo, ma penso ci sia una gran confusione sull'e-learning. Non e' quella cosa che ci permette di erogare apprendimento in tempi rapidi ed a costi vicini allo zero. Mettere in piedi un corso on line con delle buone risorse richiede tempo, soldi, capacita'...Possiamo poi discutere sul R.O.I. L'investimento fatto ci ritornera' sicuramente in tempi ragionevoli, gli interventi saranno sicuramente di alta qualita', ma non e' detto che ci costera' una cippa. Il lavoro, di qualita' poi, si paga.

Senza parlare di quelli che pensano che l'e-learning sia solo una questione di report e log.....

martedì 4 novembre 2008

E-learning 2.0: perche' utilizzarlo?

Quando ho cominciato ad occuparmi di e-learning, utilizzare internet significava principalmente trovare contenuti, spedire e-mail e fare (poco) e-commerce. Per fare qualsiasi altra cosa era necessario avere competenze informatiche avanzate.

Anche per avere un sito web operativo era necessario fare un investimento IT abbastanza importante. Insomma, il web era un buon posto per trovare informazioni, ma non era il massimo se si voleva con facilita' creare contenuti o interagire con qualcuno.

Dal 2004 in poi c'e' stato lo sviluppo di una nuova specie di tecnologie, che hanno cambiato il web in uno spazio dove era possibile FARE qualcosa, oltre che leggere o guardare contributi.

Questa situazione si e' verificata per la semplificazione delle procedure che prima prevedevano l'utilizzo di strumenti per un'utenza specializzata; i nuovi strumenti permettono una connessione tra le persone molto piu' semplice.

In sostanza: nel web 1.0 (viene chiamato cosi') il focus era collegare le persone con i contenuti, nel web 2.0 il focus e' diventato collegare le persone con i contenuti e con altre persone.

Questo cambiamento e' stato molto importante nellìesperienza e-learning. Come minimo, incoraggia un livello di socializzazione e condivisione tra i discenti che non era previsto prima; invece di avere utenti che sono consumatori passivi di informazione, li trasforma, limitatamente alle funzioni previste dagli strumenti, in costruttori del loro stesso apprendimento. E il collegamento con una comunita' piu' ampia stessa del corso cui si partecipa e' vista come esperienza di apprendimento

Questo cambiamento puo' essere visto come eccitante o pericoloso, come sempre ogni volta che si affronta un cambiamento. E adesso non e' piu' questione di “se” ma di “quando”.

La sfida per chi lavora nell'e-learning sara' progettare la migliore strategia per integrare le varie forme di e-learning all'interno di un percorso formativo online ed offline.

E allora: dato il rapido sviluppo dell'ICT a la pressione dell'economia globale, non e' piu' pensabile che l'apprendimento possa avvenire solo all'interno di un corso strutturato o all'interno di moduli e-learning.

Alla fine dello sviluppo di un percorso formativo, molte volte i contenuti non sono piu' attuali, e molti lavoratori non hanno il tempo per seguire corsi di lunga durata.

Ormai e' chiaro che l'apprendimento di cui c'e' bisogno al giorno d'oggi e' microstrutturato, deve soddisfare un bisogno immediato ed essere fruito nel momento in cui nasce il bisogno.

Inoltre esiste la necessita' di accedere ad una rete di sapere per ricevere risposte o fornire consigli quando sorgono problemi. L'apprendimento non e' piu' solo consultare contenuti, ma e' anche poter contattare le persone giuste nel momento giusto

Si possono utilizzare strumento di social network quali i blog, ad esempio, per riflettere sull'esperienza vissuta o per condividere idee. E puo' essere anche utilizzato come punto di partenza: se un discente e' stato capace di inserire un post sul blog del corso, in poco tempo sapra' inserire domande o commenti su altre risorse e avra' sviluppato una buona capacita' di interazione con i colleghi; i wiki insegnano alle persone il valore della collaborazione, del lavoro di gruppo, altri strumenti sviluppano il senso critico.

Abbiamo visto fino ad adesso l'ineluttabilita' dell'applicazione degli strumenti del web 2.0 all'interno di percorsi formativi online; vediamo adesso quali sono le ragioni pratiche che ci inducono ad utilizzare l'e-learning 2.0

Perche' adottare l'e-learning 2.0 e non rimanere nel piu' classico e strutturato e-learning 1.0?

  1. I “Digital native” stanno diventando forza lavoro: le persone che sono nate tra l'inizio degli anni '80 e la prima meta' degli anni '90 stanno entrando nel mondo del lavoro. Queste persone sono nate in un mondo in cui Internet era gia' presente, sviluppato ed utilizzato quotidianamente. Quindi interagire ed utilizzare queste risorse per loro e' estremamente naturale: le hanno utilizzate per laurearsi, alle scuole superiori probabilmente facevano gia' ricerche su Internet. Alcuni di loro giocano o hanno giocato online con console quali Playstation o XBOX. Con i telefonini aggiornano l'account di Flickr e si spediscono mms o sms.

  2. L'utilizzo degli strumenti ' piu' semplice rispetto all'e-learning 1.0: come dicevamo piu' sopra, utilizzare strumenti di social media non richiede un livello tecnologico molto avanzato. Per aprire un blog e tenerlo aggiornato non occorre essere degli specialisti di html o visual basic. Inoltre il piu' delle volte e' gratuito. Cosi' come condividere video o foto. Invece installare un LMS ed aggiornarlo prevede una competenza ICT piuttosto elevata

  3. Funziona: coloro che l'utilizzano riportano ottimi risultati per i loro corsi

  4. La concorrenza lo sta utilizzando: Esistono gia' strutture che utilizzano questi strumenti per il loro apprendimento. Sia che si tratti di strutture deputate alla formazione professionale, sia che si tratti di aziende con il settore formazione al proprio interno.
Sono abbastanza esperto pero' per sapere che non e' tutto oro cio' che luccica, e che esistono anche ragioni che possono impedire l'applicazione dell'e-learning 2.0.

Allora, ecco alcuni motivi per non adottare l'e-learning 2.0

Il problema privacy: non e' detto che tutti i discenti vogliano divulgare informazioni che possono considerarsi sensibili. In questo senso possiamo essere abbastanza rassicuranti: gli strumenti sociali sono mediamente sicuri all'interno di Internet e il timore di vedere divulgate informazioni considerate confidenziali e' abbastanza infondato. Diverso e' quando un discente non ritiene opportuno divulgare notizie che possono informare sul proprio livello formativo o sul know-how della propria azienda. In questo caso io penso che le situazioni vadano affrontate caso per caso

L'E-learning 2.0 e' efficace? Annoso problema questo. L'apprendimento che sto seguendo e' efficace ed effettivo? Tutte le ricerche dicono che sì, l'e-learning 2.0 ha dimostrato una buona efficacia. Anzi, uno studio della Harvard Business School dice che le aziende che l'utilizzano sia per l'apprendimento che per la condivisione delle esperienze hanno un rendimento migliore.

L'utenza non ha capacita' o strumentazione necessaria per utilizzare l'e-learning 2.0. Abbiamo appena visto che i social media richiedono un basso livello di conoscenza ICT per essere utilizzati, quindi la capacita' non e' un freno. Piuttosto occorre un PC ed una connessione Internet per utilizzare questi strumenti, e questo potrebbe essere un freno. Anche se al giorno d'oggi un PC connesso ad Internet dovrebbe essere a disposizione di una vasta utenza, esiste effettivamente la possibilita' che non tutti possano utilizzare questi strumenti.

I docenti, i tutor e gli istructional designer non sanno utilizzare o inserire l'e-learning 2.0 nei proprio corsi. Secondo un recente studio il 51% di coloro che lavora nell'e-learning ha dichiarato di non essere in grado di utilizzare l'evoluzione dell'e-learning 1.0. Tutti i social media pero' offrono strumenti quali help in linea, forum o wiki che insegnano a sfruttare al meglio queste risorse, quindi non dovrebbe essere un problema imparare ad utilizzarli.


Per concludere, ricordiamoci che l'uomo e' un animale sociale, quindi gli strumento che ci permettono di socializzare aumentano le motivazioni ed i risultati dell'apprendimento.

L'utilizzo di strumenti social media predispongono un terreno piu' fertile per lo sviluppo delle comunita' di pratica, l'individuazione di esperti, la condivisione delle idee e la propagazione dell'innovazione.

mercoledì 22 ottobre 2008

E-learning 2.0: E' veramente utile?

Se avete collaboratori e colleghi come i miei, che vi aggiornano su ogni strumento anche solo lontanamente utile per un apprendimento stimolante, sicuramente vi siete siete accorti che l'e-learning 2,0 e' intorno a voi. Ed in futuro forse dovrete valutare l'efficacia e l'efficienza dei nuovi strumenti per l'e-learning 2.0.

Ma in che cosa consiste l'e-learning 2.0: si tratta di un tipo di apprendimento che avviene attraverso la rete ed in maniera collaborativa con altri utenti. Gli utenti sono incoraggiati a collaborare ed a creare e rendere disponibili contenuti cosi' da soddisfare i bisogni di apprendimento.

Piccolo inciso: ho abbastanza esperienza da sapere che ogni nuova tecnologia, anche nell'ambito dell'apprendimento, porta con se un buon numero di entusiasti dei nuovi strumenti. E' gia' successo con i filmini da utilizzare nelle aule, o le famose diapo. Poi con la radio e la televisione e quindi i vhs, quindi programmi scritti ad hoc per il CBT (computer based training).

Ho citato quelli che mi ricordavo, e con l'e-learning 2.0 e' successa la stessa cosa: c'e' chi grida al miracolo ed afferma che la democrazia e' entrata nell'apprendimento, chi vede un futuro di promesse illimitate per l'apprendimento informale.

M dobbiamo fare uno sforzo per essere obiettivi

E allora, in cosa differisce l'e-learning 2.0 dal learning tradizionale? Che ad ogni attore del processo di apprendimento viene chiesto di contribuire creando materiale di apprendimento. Nell'apprendimento tradizionale c'e' un un'autorita' centrale che crea il materiale, gli esperti valutano il materiale prima che questi venga somministrato ai discenti. Solo quando e' tutto pronto, il materiale viene divulgato.

Nell'e-learning 2.0 viene offerto un modello diverso: gli esperti e gli utenti piu' vicini all'argomento possono inserire materiale, e comunque non e' previsto un'autorita' centrale che controlli il contenuto. Esistono quindi due tipi di utenti: quelli che creano il contenuto e quelli che imparano dal contenuto, e dato che ognuno puo' ricoprire i due ruoli in momenti diversi, e' necessario considerare cio' nella valutazione dell'e-learning 2.0.

Allora, visto che l'e-learning 2.0 produce materiale che arriva da fonti non controllate, uno degli aspetti che dobbiamo considerare nella valutazione di questa metodologia e' la completezza e la conformita' del learning material.

Per inciso, non diamo per scontato che tutto quello che proviene dall'apprendimento tradizionale e' di per se' di ottima qualita'.

Comunque, tornando al nostro punto, esiste materiale facile da verificare e materiale difficile da verificare: per esempio, se qualcuno mi spiega come creare delle buone slide di Powerpoint su un forum, il materiale che ricevo e' facile da verificare.

Di contro, qualcuno in un blog mi parla delle tecniche di leadership. Trovo che quello che e' scritto potrei applicarlo nel mio gruppo di lavoro. Applico queste tecniche, e dopo un paio di mesi mi accorgo che effettivamente il mio gruppo produce idee innovative. Peccato che perde un sacco di tempo nel decidere quale e' l'idea migliore, al capo non piacciono le nostre idee ed il morale del mio gruppo e' bassissimo. Come faccio allora a verificare in prima battuta il materiale di cui sopra?

IL SUPPORTO

Altro aspetto da considerare: il supporto. Nel caso dell'e-learning 2.0 il supporto e' abbastanza scarno. I discenti non ricevono supporto che li possa aiutare: non sono previsti esercizi o help di ripetizione intenzionale, non sono previste prove di funzionamento, test di richiamo, etc, etc. In particolare non viene fornito supporto sulla:

  • comprensione dei contenuti,
  • assimilazione dei contenuti
  • applicazione dei contenuti on the job

Il perche e' ovvio: nell'e-learning 2.0 un peer inserisce il materiale di apprendimento, il piu' delle volte in ambienti di social network. In questa situazione il supporto non e' considerato come una opzione desiderabile, ne' viene previsto a livello metodologico, se non a monte fornito dall'espoerto o docente che poero' ovviamente non offrira' supporto su materiale non inserito o validato da lui stesso

Nel caso di e-learning di prima generazione, i contenuti vengono creati da persone che hanno esperienza in learning design e quindi il supporto viene considerato all'interno del sistema di apprendimento.

In pratica, quando e' importante ricordare o implementare unargomento, l'e-learning 1.0 sembra essere una scelta migliore.

Occorre poi considerare che l'e-learning 2.0 non e' strutturato per avere una sequenza ordinata di eventi. Quindi con argomenti complicati o una quantita' elevata di materiale e' opportuno considerare l'e-elearning 1.0 come una scelta migliore.

Riassumendo trovo utile lo schema qui sotto per discriminare il tipo di e-learning da utilizzare:


Assistenza per assimilare ed implementare

Assistenza non importante

Assistenza importante

Materie da Apprendere

Piccole parti da apprendere

E-LEARNING 2.0

E-LEARNING 1.0

Sistema complesso di informazioni

E-LEARNING 1.0

E-LEARNING 1.0

lunedì 13 ottobre 2008

Dieci consigli per promuovere i corsi e-learning

Chiunque ha avuto esperienza di corsi di formazione classici, sa che questi richiedono una forte promozione ed un po' di persuasione affinche' la gente partecipi. Ed allora perche' per l'e-learning dovrebbe essere diverso?

Si potrebbe pensare che l'e-learning e' forte dell'argomento “in qualsiasi momento e dovunque”. Ma come sa chiunque ha organizzato o partecipato a dei corsi e-learning, questo argomento porta a posporre quello che si potrebbe fare sul momento, e alla lunga cio' porta a non partecipare ai corsi.

E allora, che cosa possono fare gli specialisti per incentivare l'utilizzo dell'e-learning? Ecco 10 consigli per vincere la sfida

1: Aiutare i discenti a scegliere i corsi

Molto spesso viene offerto un lungo elenco di corsi cui partecipare, e questo puo' dissuadere i discenti dal partecipare, in quanto questi elenchi non danno l'idea della risorsa su misura.

E' allora utile pensare ad uno strumento che, molto semplicemente, aiuti il discente a scegliere il corso di cui ha bisogno. Per fare questo puo' bastare una serie di domande sullo skill e sulle preferenze, le cui risposte indicano un percorso formativo da seguire. Utilizzare una piccola applicazione online puo' essere una buona scelta.

Si puo' strutturare questo strumento tipo un pre-assesement tradizionale oppure con qualcosa di piu' informale che suggerisca i corsi da seguire.

2: Fornire uno strumento che permetta di valutare e consigliare i corsi

Ebay ed Amazon insegnano. Agli utenti piace poter scegliere in base ai consigli che vengono dati dagli altri utenti od in base alle raccomandazioni del sistema. Dovremmo quindi permettere un sistema di valutazione dei corsi ed un sistema che aiuti nella scelta. Qualcosa tipo il tool di Amazon: “quelli che hanno scelto questo corso hanno scelto anche...”

3: Offrire un attestato od un certificato

Le ricerche di mercato lo hanno confermato: gli allievi reputano migliore un corso al cui termine viene offerta una ricompensa, che per quasi tutti consiste in un attestato o certificato.

La scelta migliore sarebbe anche offrire questo attestato o certificato in via uffciale, cosi' che il discente abbia la percezione che questo traguardo viene riconosciuto dalla comunita'

4: Offrire un progrmma “frequent learner”

Avere degli utenti fedeli e' sempre piu' difficile nel mercato di oggi. E allora perche' non premiarli con qualcosa di simile ai progarmmi che forniscono le compagnie aeree?

5: Offrire una ricompensa a coloro che supportano l'e-learning

Perche' premiare solo i discenti, in caso di utilizzo dell'e-larning e non anche coloro che hanno valutato positivamente l'inziativa o hanno il potere di decisione? Questa premialita' puo' essere prevista quando venga raggiunto un determinato monte ore di partecipazione.

6: Sviluppare un tour online guidato

L'e-learning non sempre viene vissuto come qualcosa di agevole, dato che viene coinvolta l'informatica e non tutti hanno skill elevati in questo ambito. Ed allora sarebbe buona cosa prevedere dei tour online guidati che rendano familiare l'ambiente e-learning a coloro che ne hanno poca dimestichezza

Per essere efficace un tour deve avere queste caretteristiche:

deve essere breve;

deve esser focalizzato sulla metodologia piuttosto che sul software

7: Offrire dimostrazioni gratuite

Sempre per permettere agli allievi di avere dimestichezza con l'e-learning, sarebbe opportuno pensare a delle dimostrazioni del servizio. Queste dimostrazioni possono essere offerte in determinati orari e luoghi, a seconda delle abitudini dei discenti

Anche in questo caso e' opportuno focalizzarsi sulle informazioni che parlano dell'e-learning come metodologia che permette di avere dei corsi tagliati su misura, e che permette di tenere vive le competenze durtante tutta la vita lavorativia. Non bsogna soffermarsi soltanto sugli aspetti software

8: Promuovere l'e-elarning attraverso le comunicazioni delle organizzazioni

Ove possibile e' opportuno utilizzare i canali informativi quali newsletter aziendali, o delle organizzazioni, per parlare dell'e-learning.

9: Fornire un supporto ai discenti di altissima qualita'

Piu' della pubblicita', e' un'esperiezna positiva di e-learning che trasforma un utente occasionale in un utente abituale. Inoltre un'esperienza positiva incoraggia il passaparola.

Un supporto di qualita' prevede:

§ tempo adeguato e senza interruzioni per partecipare all'e-learning

§ disponibilita' di tutor che possano rispondere alle domande in tempi accettabili: Gli stessi tutor debbono poter contattare gli utenti iscritti che non partecipano ai corsi

§ disponibilita' di supporto tecnico che assicuri che il discente non abbia a soffrire di problemi tecnici che interferiscano nella fruizione del corso

§ comunicare la disponibilita' di tutor e staff


10: Utilizzare piu' di una tecnica per coinvolgere gli allievi

Ogni ente, organizzazione o corso ha bisogno della propria strategia di coinvolgimento dell'utenza. In alcuni casi puo' essere promozione piu' incentivi, in altri promnozione piu' supporto. Quello che e' certo che ogni volta bisogna investire in tattiche diverse per incrementare l'utilizzo dell'e-learning


martedì 26 agosto 2008

Scuola di management

Mi piace segnalare una nuova realta' formativa. La Nexus scuola di management

lunedì 16 giugno 2008

Tecnologie web e didattica

E’ stato scritto molto sull’impatto che le tecnologie web stanno avendo sul commercio, i media ed il business in generale ma, aldila’ del piccolo mondo degli addetti ai lavori, poco e’ stato detto sull’impatto che queste stanno avendo sulla didattica. I docenti stanno cominciando ora ad esplorare il potenziale dei blog, dei servizi di condivisone dei media tipo youtube e degli altri strumenti di social network . Questi, non specificatamente progettati per la didattica, hanno pero’ un potenziale fortissimo per l’accrescimento culturale degli allievi e per creare nuove opportunità didattiche.

Come il web in se stesso, anche il potenziale dell’e-learning (o dell’e-empowerment) non e’ pienamente sfruttato. Per molti le esperienze di apprendimento a distanza si sono esaurite in una semplice pubblicazione on line di materiale, accoppiata ad un test a risposta multipla. Poco stimolante, ancora meno arricchente. Usando invece i nuovi servizi web, l’e-learning ha il potenziale di diventare più personalizzabile e flessibile.

L’approccio tradizionale all’e-learning prevede l’utilizzo di un LMS o di una piattaforma proprietaria, software spesso scomodo e costoso, all’interno del quale si strutturano corsi, orari e valutazioni. Questo approccio spesso e’ utilizzato perché comodo alle istituzioni scolastiche o agli enti di formazione, non perché centrato sui bisogni dei discenti.

Con questo non voglio dire che gli LMS (Learning Managment System – sistemi di gestione dell’apprendimento) sono dannosi o inutili. Anzi, esistono strumenti open source ottimi (Ilias, Moodle, A-tutor,….). Solo non devono diventare la “giustificazione dell’e-learning”

Piuttosto l’e-learning 2.0 e’ esattamente il contrario: piccole parti scarsamente legate tra loro che combinano l’utilizzo degli strumenti e servizi web (blog, wiki,….)per la creazione di comunita’ di apprendimentio ad hoc.

Blogging

Perché i blog stanno conoscendo questo successo, sia a livello personale che nella didattica?

Grazie al formato in cui sono strutturati, che incoraggia le persone a pubblicare il proprio pensiero nel corso del tempo. Inoltre va considerato anche che il software che ha eliminato le barriere per scrivere e pubblicare on line ha dato un incoraggiamento notevole allo sviluppo di questa forma di socializzazione.

Grazie ai commenti, il blog facilita il feedback su quanto scritto. Feedback che puo’ giungere da un docente, da un altro studente o da chiunque altro appartenga alla mitica blogosfera

Gli studenti che utilizzano i blog stanno aumentando sempre di piu’, e questo puo ‘essere visto come uno strumento che permette di inserire domande o link ad altre risorse, pubblicare lavori da correggere. Cosa ancora piu’ importante, il blog non può essere visto come il prodotto di una singola persona, ma piuttosto come l’integrazione di più voci, includendo tra queste altri studenti o i docenti stessi. Esistono esempi di professori che hanno costruito blog insieme agli studenti per commentare libri, blog ai quali hanno partecipato gli autori stessi per ricevere o inserire commenti e domande. (esempio:The secret life of bees )








Una piccola annotazione: molto spesso si parla dei blog come delle specie di diari personali, in maniera denigratoria. Ovvio che possono essere anche questo, ed ognuno e’ libero di inserire i propri pensieri, ma e’ altrettanto ovvio che questo strumento può essere utilizzato per altri fini. Oltre alla didattica voglio citare l’esempio del crowdsourcing (neologismo per un modello di business nel quale un’azienda o un’istituzione prende un lavoro tradizionalmente fatto da un agente designato e lo esternalizza verso un gruppo indefinito e generalmente grande di persone attraverso un appello aperto su Internet ). Alcune importanti testate giornalistiche aprono propri blog dove gli utenti possono inserire informazioni locali. Le più interessanti vengono poi inserite nel sito principale della rivista.

Altri esempi

Altri esempi? Alcune scuole hanno aperto un blog per commentare le gite scolastiche in tempo reale. Questo permetteva un coomento in tempo reale delle viste che si stavano effettuando ed al comtemo permetteva ai parenti di essere informati sulle attività svolte o su eventuali problemi.

Podcasting

Il podcasting a mio avviso non ha bisogno di chissa’ quali spiegazioni. Una serie di file audio continuamente aggiornati: qualsiasi docente può inserire gli approfondimenti delle proprie lezioni, o altro materiale utile per gli studenti. Tutto questo con una tecnologia semplicissima (non c’e’ bisogno di una sala di registrazione). Ovvio che questo e’ valido per le università, ma e’ altrettanto ovvio che possiamo pensare ad un podcasting didattico per qualsiasi materia e per qualsiasi grado di istruzione.

Esistono anche siti in cui si possono condividere file audio. Vi ricordate quando ci hanno fatto studiare alle superiori il romanticismo citando anche i compositori di musica classica: se uno aveva a casa un padre che aveva Beethoven poteva farsi un’idea, altrimenti si attaccava al tram. Con un servizio come Muxtape posso, ad esempio, inserire file audio liberi da copyright per aiutare gli allievi a conoscere meglio certi periodi storici (schiavismo e gospel, irredentismo e lirica…)

Media sharing

Esiste una pletora di strumenti che si possono utilizzare per la condivisione nella didattica di risorse come foto o video.

Per esempio Flickr permette la condivisione di foto. Probabilmente lo conoscete per la condivisione delle foto di familiari o di gite, ma può benissimo essere utilizzato ad esempio nello studio della storia dell’arte. L’esempio qui sotto riportato utilizza una foto che utilizza Creative Commons come copyright: cioe’ chi ha scattato questa foto la mette a disposizione senza diritto d’autore. E’ condivisa come “Creative Commons Attribution ShareAlike” (chiunque la può utilizzare se anch’esso condivide la stessa foto o i lavori da essa derivati).

Flickr permette l’utilizzo di annotazioni, per cui una volta che ho fatto l’upload dell’immagine posso inserire commenti su singoli hot-spot interni all’immagine. Nell’esempio qui di fianco ho creato delle annotazioni sulle facce delle quattro figure del quadro del Pinturicchio, indicando chi sono. Ovviamente si puo’ fare molto di più, dipende dalla capacità e creatività di ognuno.

Il più famoso esempio di condivisione di media su internet e’ youtube. Molto spesso viene demonizzato da giornali e giornalisti perchè vengono inserite in questo spazio le bravate di alcuni cretinetti. Ma e’ altrettanto vero che e’ una miniera incredibile di risorse per la didattica e che inoltre può essere utilizzato dai docenti o da un classe per l’inserimento ed il reperimento di materiale didattico

Come penso sia chiaro a tutti, questi strumenti non sono buoni o cattivi in senso assoluto, ma sono utili o dannosi a seconda dell’utilizzo che ne faccio. Anche in questo caso la figura del mentore/educatore e’ importantissima, perché oltre ad utilizzare questi strumenti che possono essere di molto aiuto nella didattica, si insegna ad utilizzarli nella maniera giusta.

mercoledì 4 giugno 2008

Tecnologia nella/della formazione

Per interessi personali e soprattutto per il mio lavoro voglio essere aggiornato sulle nuove frontiere tecnologiche per la formazione professionale.

Ho cominciato questo lavoro con i PC 286, le BBS, i modem a 28.8. Internet era e-mail ftp e gopher.

Adesso sono a chiedermi come e se posso utilizzare la nintendo wii, o la ps3 o la xbox per gli allievi. Se questi sono in grado di utilizzare uno smartphone o un lettore mp3.

I miei colleghi formatori sostengono che la cosa piu' importante e' la "tecnologia della formazione" (l'applicazione nella formazione delle scienze comportamentali) piuttosto che la tecnologia nella formazione (la tecnologia degli strumenti audiovisivi o instructional media).

Diro' come quel calciatore "sono completamente d'accordo
al 50% con il mister".
E' vero, se non sono un bravo formatore la tecnologia dubito che mi faccia diuventare un bravo formatore. Ma se sono un bravo formatore posso ignorare gli stimoli che arrivano dall'esterno?

Posso far finta che Guglielmo Marconi non sia mai nato, che sky non abbia circa 4 milioni di abbonati, che un ragazzo conosca chi e' Steve Jobs e non sappia chi e'...boh... Nino Bixio? oppure Maria Montessori?.

Non so. E' una fame nascosta di gadget elettronici oppure e' una effettiva necessita di parlare all'uomo contemporaneo?


venerdì 23 maggio 2008

Ma cosa intendiamo per metodologie innovative di apprendimento?

Cosa intendiamo per metodologie innovative di apprendimento?
Esistono metodologie innovative, oppure gira gira torniamo sempre al buon vecchio Socrate?
Non e' un argomento semplicissimo da trattare. O almeno, non semplicissimo se non vogliamo fornire una serie di banalita' cui attingere nei momenti di stanca delle conversazioni.

Diciamo subito che "metodologie innovative di apprendimento" non fa' riferimento per forza all'utilizzo di PC o di Internet all'interno di un'aula di formazione.
Una metodologia innovativa di apprendimento e' sicuramente fornita dal prof. John Keating (interpretato da Robin Williams) nel film 'l'attimo fuggente'

Ma e' davvero innovativa? No, se pensiamo ad innovativa come "moderna", perche' il prof. del film utilizza una metodologia che arriva da Socrate fino ai giorni nostri. Si, se pensiamo che innovativa voglia dire "portare una novita' in un contesto". E non possiamo certo dire che nelle nostre aule di formazione ci siano tanti esempi di innovazione della classica docenza frontale.

E allora, dato che non tutti possiamo essere grandi motivatori, oppure degli eccellenti oratori, trovo che affidarsi all'uso didattico-formativo delle ICT sia un buon metodo per portare inovazione nelle aule.

Ho una lunga esperienza nel campo dell'e-learning, quindi so benissimo cosa funziona e cosa non funziona in questo campo. Troppo spesso in convegni o incontri mi son sentito dire "Ma tu credi nell'e-learning"?. No, non credo che sia una buona religione, quindi toglierei il verbo "credere" da questa discussione. Non dobbiamo "credere", dobbiamo "utilizzare" gli strumento giusti nel contesto giusto.